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Volcei nell'orbita di Roma

 

Volcei entrò nell’orbita romana durante la seconda guerra punica.

 

Dopo la battaglia di Canne (216 a.C.) Annibale mosse le sue truppe verso la Campania con l’obiettivo di tagliare i rifornimenti verso Roma e quello, più ambizioso, di sollevare contro Roma le popolazioni italiche.

Volcei si trovava sulla sua strada ed i Volceiani si schierarono dalla parte di Annibale.

 

La strategia di Annibale si basava sulla convinzione che molte delle popolazioni che a diverso titolo facevano parte della alleanza romana si sarebbero ribellate. Invece ciò non avvenne; dei maggiori centri solo Capua defezionò ed Annibale dovette ripiegare nel Brutium, un territorio corrispondente alla parte più settentrionale dell’odierna Calabria, e rassegnarsi a seguire una tattica difensiva che successivamente, persa la Sicilia, persa la Spagna, dopo la battaglia del Metauro (207 a.C.) diventò di pura sopravvivenza.

 

La mancata ribellione degli Italici e prima ancora degli Etruschi consentì ai Romani di arruolare nuove legioni costringendo Annibale a cambiare strategia. Il Brutium divenne il caposaldo dell’esercito cartaginese e da lì Annibale mosse contro la ricca Taranto, abbandonando Capua.

 

Il ripiegamento dei Cartaginesi lasciò Volcei alla mercé dei Romani e di fatto i Volceiani si arresero al console Quinto Fulvio Flacco nel 209 a.C. La storiografia romana attribuisce al console un atteggiamento clemente, ma le tracce di incendi e distruzione di ville nell’ager volceiano lasciano qualche dubbio in proposito.

 

Superata la fase critica, parte del suo territorio fu confiscato e divenne ager publicus populi romani, proprietà pubblica da distribuire a privati in lotti di massimo 500 iugeri (lo iugero corrispondeva alla superficie che una coppia di buoi aggiogati poteva arare nell’arco di una giornata, un’estensione corrispondente a un po’ più di 2.500 mq).

 

Le leggi romane stabilivano il limite di 500 iugeri per la distribuzione dell’ager publicus, ma l’aristocrazia terriera eluse le leggi, ricorrendo a prestanome o semplicemente violandole. Si vennero così a costituire grandi latifondi la cui manodopera era costituita da schiavi.

 

La questione dell’ager publicus divenne a Roma il problema centrale del conflitto politico tra la fazione più reazionaria della aristocrazia ed i populares, che, dai Gracchi a Cesare,  fecero della distribuzione dell’ager publicus e della concessione della cittadinanza romana agli italici e poi ai cisalpini il nucleo del proprio programma di governo.

 

La distribuzione dell’ager publicus avveniva tramite le centuriazioni che a Volcei iniziarono nel 133 a.C., mentre, nel ricco territorio capuano, avvennero nel 59 a.C. con il consolato di Cesare. In questo arco di tempo molti dei capi dei populares furono  assassinati, dai Gracchi, a Quinto Fulvio Flacco, a Saturnino, a Cinna.

 

Nel 90 a.C. scoppiò la guerra sociale che vide opposte  a Roma molte delle popolazioni italiche tra le quali i Sanniti e i Lucani. La guerra si concluse con la vittoria dei Romani che tuttavia furono indotti a concedere la cittadinanza agli italici.

 

Silla tentò di riportare l’ordine a Roma applicando il regime del terrore, ma la reazione della fazione reazionaria degli stessi aristocratici lo indusse ad abbandonare la politica (79 a.C.).

La concessione della cittadinanza comportava il fatto che gli italici divenivano romani a tutti gli effetti con pari diritti, ma sine suffragio, senza cioè il diritto di voto. La conclusione fu la perdita di identità anche linguistica degli italici, gran parte dei quali parlava la lingua osca, che in breve decadde a favore del latino.

 

Volcei da città federata divenne
municipium Municipia
Città che hanno un'autonomia amministrativa e propri magistrati, con alcuni obblighi verso Roma; tra questi c'è l'obbligo di pagare un tributo e di fornire un contingente di truppe in caso di guerra.
Gli abitanti dei municipia sono i municipales.
Questi godono di diritti civili quali, ad esempio, la libertà di compravendita, di matrimonio con i romani, di appello al giudice per ottenere giustizia.
, venne cioè integrata nello stato romano perdendo in parte la propria autonomia. In  compenso la città conobbe una fase di forte sviluppo.

Dal 140 al 70 a.C. il territorio che va dalla Campania alla Lucania e al Brutium fu teatro di frequenti rivolte di schiavi, che di fatto coltivavano i latifondi sottratti all’ager publicus, come testimonia l’elogio di Polla. Le ribellioni culminarono con la rivolta di Spartaco, che partì da Capua, dove era presente la maggiore schola gladiatorum d’Italia, ed in breve raccolse intorno a sé nei territori italici ben settantamila schiavi. Questi numeri danno la dimensione del fenomeno, un vero paradosso poiché a Roma viveva una plebe oziosa ormai abituata alle distribuzioni gratuite di grano, mentre gran parte dell’ager publicus, di fatto divenuto latifondo in possesso delle aristocrazie terriere, era abbandonato agli schiavi. La rivolta di Spartaco terminò nel 71 a.C., con una tremenda disfatta presso il fiume Sele.

 

Le centuriazioni, ripopolando i territori con i coloni, ebbero un benefico effetto non solo sotto il profilo dell’ordine pubblico, ma anche sotto quello economico, come avvenne anche a Volcei.

La centuriazione di Capua a cura di Cesare che distribuì il fertilissimo ager publicus ai veterani di Pompeo, reduci dalle campagne in Oriente, determinò la rinascita di Capua, ma fu anche considerata dall’aristocrazia terriera l’estrema provocazione dei populares.

 

Come detto la centuriazione di Volcei fu relativamente antica, forse perché il territorio volceiano non ricadeva sotto gli interessi di qualche influente aristocratico; fatto è che l’archeologia sta a testimoniare che a seguito delle centuriazioni Volcei attraversò una fase di grande sviluppo.